Differenze tra perseguire l’eccellenza e la perfezione

“La perfezione è nemica del progresso” – Winston Churchill

In passato, i pastori/mandriani che avevano realmente a che fare con l’allevamento e la gestione del bestiame addestravano i loro cani per il lavoro effettivo, mentre le gare in arena per dimostrare le loro qualità al pubblico rimanevano un aspetto secondario o trascurabile della loro formazione. Il modo di lavorare dei cani veniva semmai “ripulito” in caso di competizioni per l’eccellenza, ma comunque il lavoro nella vita reale rimaneva lo scopo principale dell’addestramento. Oggi la situazione si è invertita: la maggior parte delle persone allena il proprio cane per le prove in arena e trascura o non pratica affatto il lavoro vero, che rimane un aspetto secondario o marginale. L’eccellenza di un cane da lavoro è un aspetto buono e saggio da perseguire, e si può raggiungere con impegno, pratica e perseveranza, ma bisogna guardarsi dal pretendere la perfezione anziché l’eccellenza. Alcune persone perfezioniste perseguono idee impossibili da realizzare tutte insieme, e pretendono che i loro cani, tra le altre cose, lavorino alla perfetta distanza dal bestiame, eseguano la camminata (walk) perfetta e si muovano intorno alla mandria in fianchi perfettamente quadrati (square flanking). Questa mentalità presuppone che tali risultati siano raggiungibili da tutti i cani conduttori, mediante il medesimo tipo di addestramento impartito indistintamente, invece di adattarlo a ogni individuo in base alla quantità di “occhio”, immediatezza, presenza, eccitabilità, temperamento, etc. posseduti. Inoltre, spesso i perfezionisti iniziano ad addestrare cani giovani che “non si sono ancora accesi”, cioè non hanno ancora sviluppato sufficiente interesse per il bestiame né motivazione per recepire positivamente l’addestramento, che quindi subiranno senza gioia né partecipazione. Chi insegue la perfezione rischia di mortificare lo spirito del cane o addirittura di spezzarne la personalità, impedendogli di raggiungere ed esprimere il suo massimo potenziale. Gli herding dogs sono estremamente sensibili, anche se il loro temperamento tenace a volte può far supporre il contrario, e alcuni di loro – come ad esempio gli Aussies – sono cani a lenta maturazione. Spesso fino a 18-24 mesi non mostrano interesse per il bestiame o adeguato autocontrollo, perché l’insicurezza li domina o li paralizza, anche se successivamente si rivelano eccellenti conduttori del bestiame. “Sovra-allenare” un cane immaturo è controproducente e sortisce effetti opposti a quelli sperati. Bisogna che il cucciolo viva la propria infanzia in modo spensierato e con “poche cose ma buone”. I perfezionisti a volte possono guadagnare 2-6 mesi all’inizio della carriera di un cane giovane, ma spesso perdono anni alla fine. I sogni dei perfezionisti stabiliscono uno standard incredibilmente alto, non solo per noi ma anche per i nostri cani, e rischiano di snaturare il senso per cui esistono i cani da pastore conduttori (herding dogs). La cosa buona dell’addestramento per il lavoro nella vita reale, invece, è che non c’è bisogno che il cane sia perfetto. Un cane che lavora nella vita reale ha la possibilità di commettere errori e imparare attraverso l’esperienza con la guida del conduttore, finché non comprende e interiorizza il compito. Un addestratore che è anche un pastore/mandriano nella vita reale, difficilmente si sentirà frustrato o arrabbiato per una perfetta distanza non rispettata, per un movimento intorno al bestiame a-geometrico o simili, e non sentirà il bisogno di trasmettere la propria insoddisfazione al cane mediante rimproveri o malumori. Ciò consente al cane di svilupparsi senza troppa pressione, finché matura a sufficienza per gestire lo stress e nuove sfide. La maggior parte delle persone oggi si focalizza sulle prove in arena e commette l’errore di concentrare tutte le proprie energie per ottenere la perfezione, anziché l’eccellenza. Pretendere la perfezione fa intendere gli errori come fallimenti e quindi non lascia spazio ai cani per sbagliare e risolvere le cose da soli. Coloro che allenano un cane per l’eccellenza, al contrario, capiscono che gli errori sono inevitabili e fanno parte del percorso verso l’apprendimento e il miglioramento. I cani, e allo stesso modo gli addestratori, imparano proprio dagli errori commessi e imparare da quegli errori apre loro la strada all’eccellenza.

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